crea gli anni e gli eoni, ma tutti questi dati non sono altro che sue concettualizzazioni effimere, cristallizzazioni per sentirsi tranquilla e rassicurata. Essa produce immagini per propiziarsi sicurezza e perpetuità, ma altresì [crea] conflitto e miseria. Non afferrando il senza-tempo, che è Assolutezza, plasma costrutti formali per compensare la propria incompiutezza".
Raphael - ALLE FONTI DELLA VITA
La mente [manas] ha la funzione di creare immagini.
I sensi trasportano impulsi elettrici e la mente li trasforma (attingendo al ricordo e all'immaginazione) in forme e colori.
Per percepire queste immagini e considerarle "altro da sé" è necessario ahaṅkāra, "ciò che fa l'io", la "funzione dell'organo interno" specializzata nella creazione della dualità soggetto-oggetto.
Senza le nozioni di spazio e tempo sarebbe difficile per ahaṅkāra svolgere i propri compiti.
La conoscenza della realtà passa per la discriminazione tra soggetto e oggetto.
In altre parole l'apprendimento necessita dell'esperienza e se non ci fosse ahaṅkāra non ci potrebbero essere esperienze soggettive.
Per "conoscere" devo avere un punto di riferimento e per avere un punto di riferimento dovrò averne fatto esperienza in precedenza.S
e TI guardo significa che TU sei lì ed IO sono qui.
Devo quindi avere esperienza del qui.
Se TI guardo significa che tu sei "lì ora", in questo momento.
Se non fossi "lì ora", non potrei guardarti.
Supponiamo di osservare la nostra immagine riflessa in uno specchio:
potrò sapere di essere IO da questa parte e di essere l'IO agente (guardare è un azione) perché ho l'esperienza dello stare qui, e se sto qui, ovviamente non posso stare lì (dietro lo specchio) contemporaneamente.
Se non avessi il concetto (la nozione) di spazio non potrei sapere quale delle due parti dello specchio ospiti l'IO agente.
E dovrò pure conoscere la mia immagine riflessa, devo averne avuto esperienza perché se non mi fossi già visto in uno specchio non potrei affermare che quella è la "mia" immagine riflessa.
La mente attinge alla memoria per creare e riconoscere le forme.
Se un dato non è stato archiviato non è "riconoscibile" e questo vuol dire che possiamo conoscere e imparare solo ciò che già sappiamo.
Strano, ma vero.Analizzare la propria immagine allo specchio è esercizio assai utile (ognuno si diverte come può...).
Io per esempio, in questo momento,"indosso una maglia blu" e già questo può essere spunto di una riflessione intrigante: come fa lo specchio a riflettere il colore blu?
Di certo c'è una sorgente di luce che illumina la mia immagine.
Facciamo una prova:
spengo la luce e non vedo più né lo specchio né, tanto meno, la mia immagine riflessa.
Se prendo un riflettore, lo accendo e lo punto contro lo specchio, questo rifletterà la luce e probabilmente, non vedrò niente lo stesso perché rimarrò abbagliato.
Lo specchio è un qualcosa che riflette perché è "impermeabile" alla luce "come le foglie del loto lo sono all'acqua".
I fotoni rimbalzeranno sulla superficie dello specchio come le gocce di pioggia rimbalzano sulla foglia di loto.
Adesso piazzo il riflettore dietro di me.
Ciò che vedrò sarà la mia silhouette "in controluce".
Il mio corpo ha una sua massa ed una sua densità e, di conseguenza, in parte assorbirà ed in parte rifletterà la luce.
Se posiziono il riflettore in maniera che mi illumini da davanti o di lato potrò, invece, vedere il mio corpo riflesso nello specchio.
Evidentemente ciò che vedo è un riflesso luminoso, una luce bianca che a contatto del mio corpo si colorerà, acquisterà cioè "qualità".
Torniamo alla mia maglia: perché il colore blu viene riflesso nello specchio?
Perché la mia maglia "assorbe il colore arancio" e "respinge il colore blu".
Esistono tre colori cosiddetti primari: giallo, rosso e blu che mescolati tra loro danno il colore bianco.
Mescolandone due alla volta si ottengono invece i colori "complementari" o "secondari":
GIALLO + ROSSO = ARANCIO
GIALLO + BLU = VERDE
BLU + ROSSO = VIOLA.
Se nello specchio vedo riflesso il colore blu significa che l'oggetto (la maglia) colpito dalla luce assorbirà gli altri due colori primari, il giallo e il rosso.
L'azione del guardare la mia immagine riflessa nello specchio (dando per scontata la necessità della mia presenza) dipenderà:
1) dall'esistenza di una superficie riflettente.
2) Dall'esistenza di una sorgente di luce.
3) Dalla posizione nello spazio di questa sorgente di luce.
La percezione dell'immagine riflessa sarà inoltre condizionata dalla natura dell'oggetto riflesso.
Se la maglia non avesse la proprietà di assorbire il colore arancio (giallo e rosso) non potrei percepire il colore blu.
Riassumendo, la percezione di un oggetto dipende da una sorgente di luce (conoscenza) esterna a noi, dalle coordinate spazio temporali e, naturalmente, dalla nostra capacità di percepire.
La qualità (il colore) di un oggetto dipenderà dalla sua natura intrinseca, dalla sua capacità di assorbire o riflettere la luce/conoscenza.
Se il percepire dipende dall'esistenza della luce/conoscenza, la qualità, il colore dell'oggetto, invece non dipende in nessun modo dalla luce, ma da qualcosa che è proprio dell'oggetto.
Banalizzando si può dire che la qualità della maglia blu dipende dalla sua interiore "aranciosità".
La maglia trattiene la luce arancione e riflette/respinge la luce blu.
Ciò che viene percepito di un oggetto sarà quindi non quello che "è", ma quello che viene filtrato dalla "natura" dell'oggetto.
Se "io" sono oggetto di conoscenza, ciò che potrà essere percepito da un "soggetto conoscitore" sarà la luce originaria filtrata dalla mia natura intrinseca, cioè dal "corpo interno" (mente, memoria, intuizione....)
A sua volta il soggetto percepente, per poter fare l'esperienza della "conoscenza di me" dovrà fare appello alla sua memoria.
Il risultato sarà un immagine prodotta dal passaggio del riflesso della luce/coscienza attraverso due filtri "colorati":
il primo è formato dalla memoria (citta) del soggetto percepente il secondo dalla vera natura (svarūpa) dell'oggetto percepito.
Tenendo conto della teoria dei colori primari e complementari, ciò che di me
verrà percepito all'esterno sarà quello che non è assorbito dalla luce/coscienza.
È la memoria (citta) a dare apparente qualità alla luce bianca della coscienza/conoscenza.
Tenendo conto della teoria dei colori primari e complementari, ciò che di me
verrà percepito all'esterno sarà quello che non è assorbito dalla luce/coscienza.
È la memoria (citta) a dare apparente qualità alla luce bianca della coscienza/conoscenza.
È dalla memoria (citta) che procedono le qualità fisiche (alto, basso,grasso, magro, bianco, nero....), le qualità morali ( onestà, disonestà, bontà, cattiveria, umiltà, superbia....), le sensazioni (dolore, piacere,freddo, caldo.....), le emozioni( rabbia, calma,gioia, tristezza .....).
La natura della luce bianca non è in nessun modo toccata dalla natura degli oggetti né è responsabile in alcun modo della colorazione degli oggetti.
La luce bianca permette di vedere.
Il "cosa" vediamo dipende esclusivamente da noi.
La natura della luce bianca non è in nessun modo toccata dalla natura degli oggetti né è responsabile in alcun modo della colorazione degli oggetti.
La luce bianca permette di vedere.
Il "cosa" vediamo dipende esclusivamente da noi.
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