lunedì 28 ottobre 2013

IL DISTRUTTORE DELLE TRE CITTÀ


Lo stato naturale è lo stato in cui lo spazio "interno" (citta akasha o spazio della memoria) comunica liberamente con lo spazio esterno (maha akasha o grande spazio) per "realizzare" infine  l'identità lo spazio senziente (cit- akasha).



L'interiorità dell'Uomo è una fluida coscienza sensitiva.
Se non vi è libero scambio di energie tra questa e lo spazio esterno significa che è avvenuto un processo di cristallizzazione o metallizzazione.
Questa cristallizzazione o metallizzazione della fluida coscienza sensitiva è rappresentata nel mito di Maya. 
Non mi riferisco a माया māyā intesa come manifestazione (attraverso il duplice potere velante e proiettivo) della Dea, ma a मय maya (senza accenti diacritici), l'asura, il grande Yogin. Il mito per chi si occupa di sadhana advaita è assai interessante:
nel corso una delle ricorrenti battaglie per il dominio del mondo gli dei le buscano (tanto per cambiare....) dagli Asura capitanati, stavolta, da Maya, uno Yogin che, grazie ai suoi poteri psichici, riunisce e salda le TRE CITTA' o TRE MONDI che costituiscono l'Universo, in un'unica gigantesca fortezza. 
Invano Indra , Agni, Vāyu e gli altri augusti abitanti del Monte Meru,tentano di espugnare la fortezza: Maya ha fatto in modo che solo una freccia in grado di trapassare tre fila di mura passando da una fessura quasi invisibile possa sciogliere l'incantesimo della cristallizzazione. 
Esiliati, gli dei vedici non possono far altro che rivolgersi al Dio delle foreste e degli animali selvaggi, il Supremo Cacciatore, il Dio che loro stessi hanno esiliato e di cui loro stessi hanno paura: ŚIVA TRIPURĀNTAKA





अन्त anta significa "fine". 

śiva tripurāntaka è letteralmente, colui che "mette fine alle tre città con con il suo arco da caccia. 
Questo è uno dei non molti miti in cui il "PROPIZIO" (questo è il significato della parola śiva ) fa uso dell'arco e delle frecce.
In altri userà la spada, 
in altri il tridente. 
śiva monta su un carro trascinato da due cavalli selvaggi, si avvicina alla città, tende l'arco e scocca la freccia che ridurrà in polvere le mura possenti del castello di MayaCome il Catello del Mago Atlante (nell'Orlando Furioso di Ariosto), la fortezza degli Asura rivela improvvisamente la sua natura illusoria. 
Si trattava di un castello di carte, o di nuvole, ma il potere dell'illusione l'ha fatto sembrare così "credibile" da rendere vani gli sforzi dei potenti dei vedici del tuono (Indra) del Fuoco (Agni) del Vento (Vayu). 
L'Ego è un nemico invincibile per l'uomo civilizzato proprio per la sua natura illusoria. 
Sguainare la spada contro un fantasma o un miraggio è completamente inutile: nessuna lama "dello stato di veglia" può ferire un corpo di sogno. 
Solo śiva tripurāntaka, il Grande Cacciatore, il protettore degli animali selvaggi e degli spiriti dei defunti, può risolvere la metallizzazione dell'ego. E faremmo bene a meditare sulla figura del Dio dai tre occhi:
śiva non vive sul monte Meru. 
Non abita in palazzi sontuosi. 
Non veste di seta e d'oro. 
śiva il cacciatore, si aggira, coperto da un perizoma di pelle di tigre, nelle foreste, al di là dei "RECINTI" dei villaggi e delle mura delle città. 
Non rispetta le regole della convivenza civile: beve in un teschio, fa l'amore all'aperto con la sua sposa Uma, dorme nei cimiteri, seguito costanetemente da una schiera di battitori (i rudra o marut) crudeli e rumorosi. Il significato a me pare evidente: è la società che definiamo civile, la cultura,l'organizzazione sociale, ad essere contemporaneamente causa ed effetto  della cristallizzazione dell'Ego. la società civile è il frutto della natura polimorfica dell'Ego e al tempo stesso impone ruoli sempre nuovi e diversi
 Più ruoli vengono interpretati maggiore sarà la cristallizzazione/metallizzazione. 
IO figlio/figlia - IO marito/moglie - IO padre/madre .... sono ruoli diversi nel quale la mente sensitiva si identifica. 
L'identificazione conduce all'oblio di sé e i ruoli, le maschere finiscono per credersi attori e registi. 
Se mi immedesimo nel ruolo del padre dirò e farò cose diverse da quelle che dirò e farò nel ruolo del figlio o di marito ma alla fine  
i desideri , le aspirazioni i bisogni del figlio si mescoleranno a quelli del padre e del marito, creando ciò che definiamo personalità 

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