I saṃskāra sarebbero dei virus che infettano la mente unica e incontaminata (mahat che equivale ad isvara) creando la molteplicità e l'illusione dell'individualità.
Ho fatto una ricerca sui testi in sanscrito e sui dizionari on line e, come spesso accade, ho scoperto che il significato originale del termine è affatto diverso: i saṃskāra sono i "sacramenti", le iniziazioni.
La società vedica procedeva per iniziazioni.
Ne esistevano 18 tipi dette appunto संस्कार saṃskāra.
Le 18 iniziazioni che regolavano (regolano) l'esistenza terrena.
Quando uno "diventava" studente, ad esempio, riceveva un'iniziazione: moriva il bambino e nasceva il ragazzo con un nuovo nome ed una nuova identità.
Il padre di famiglia a sua volta uccideva (in maniera simbolica, ovviamente) lo studente e così via...
Nella società moderna figlio, padre, marito, amante, ricercatore convivono invece nell'apparente identità individuale, una struttura fittizia creata dalle relazioni familiari, alla quale va a sovrapporsi l'identità culturale (etnica o religiosa).
in seno alla comunità etnica e religiosa si sviluppano poi altri gruppi o "reti sociali" nelle quali si creano nuovi bisogni e desideri non primari che vanno a sovrapporsi a loro volta ai bisogni-desideri di figlio (figlia), marito (moglie), padre (madre), amante, amato....
La "struttura geometrica", inesistente di per sé che definiamo "Ego" o "piccolo io" si connette con altre strutture geometriche fino a costruire una rete inestricabile di bisogni, relazioni, ruoli che si sovrappone e in alcuni casi si sostituisce alla vita reale.
Un mito, che ben rappresenta la cristallizzazione come "discesa nella molteplicità", è quello di Dioniso fatto a brandelli dalla spada dei Titani (Asura). Dioniso riceve in dono da Efesto uno specchio.
Ci gioca e finisce per innamorarsi/identificarsi con la propria immagine riflessa tanto da "dimenticarsi di sé".
Qui, in quest'attimo di distrazione, intervengono i titani facendolo a pezzi e dando inizio al mondo come lo conosciamo.
Ecco qua: quello che definiamo ioo individualità, non solo è apparente, ma è pure diviso (come affermava l'antipsichiatra Laing in un testo famoso negli anni '70)!.
Un Io finto e parcellizzato.
La difficoltà di accedere "veramente"agli insegnamenti dello yoga o del taoismo o dello zen nasce dalle caratteristiche della società moderna basata sul mito dell'ego e quindi strutturata in maniera completamente diversa da quella dell'India vedica, della Cina dell'epoca degli stati combattenti o dal Giappone dei samurai.
Questo non significa che in quei luoghi e in quelle epoche si vivesse "meglio".
Non significa che le società di Patanjali o Lao Tse o Takuan Soho fossero più giuste o più eque.
Significa che quei pochi cui era dato accesso agli insegnamenti avevano maggior possibilità di comprensione.
Tutto sommato, dal punto di vista "teorico", gli insegnamenti sono assai semplici: lasciando da parte, la metafisica, che a parte De Chirico non ho mai capito bene cosa sia, c'è un Essere, l'uno ontologico che si riflette nei singoli individui dando vita (?) a Persone costituite da una serie di veli o maschere sovrapposte al nucleo originale detto अन्तरात्मन् antarātman o atman interiore. Non bisogna certo essere dei geni per capire, almeno a grandi linee, il succo degli insegnamenti tra virgolette "tradizionali".
Il problema è che la comprensione razionale, separata dalla PRATICA non è altro che l'ennesima sovrastruttura, l'ennesimo giochino della mente.
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