domenica 3 novembre 2013

GINNASTI ED ERUDITI

Secondo una leggenda Nath il taoismo sarebbe l'evoluzione degli insegnamenti portati in Cina dal mitico maestro di Babaji Nagaraji, Boghanathar l'Alchimista, conosciuto dai cinesi con il nome di Bo Yang.


Non so se sia vero. 
La mia impressione, nata dall'esperienza, visto che mi sono trovato a praticare sia lo Hatha Yoga che il Qi Gong Nei Dan per vari decenni, è che quando si approfondisce lo studio, le differenze tra le due discipline sfumano fino a svanire, lasciando intravedere un unico impianto di base, una sola filosofia, o scienza dell'essere umano. 
Non sto parlando di sincretismo, ma proprio di un'unica disciplina.
L'identità tra Hatha Yoga e Qi Gong non viene apprezzata perché i fondamentali della pratica del Qi Gong, del Taiji Quan dello Hatha yoga (ovvero la percezione dei canali energetici e dell'energia che vi scorre) sono considerati da molti come punto d'arrivo.

esercizio di qi gong wai dan

Si parla moltissimo, è vero, di Qi, Jing, Prana, kundalishakti, ma spesso dietro alle parole c'è solo un vago sentire o un immaginare ciò che invece, nelle Arti orientali è (o dovrebbe essere) il fenomeno "oggettivo" da cui deve iniziare la pratica.
C'è una profonda scissura in occidente, tra quello che chiamiamo spirito  e quello che definiamo invece corpo.
I pensiero ed i sentimenti sono messo in relazione con la sfera spirituale.
Tutto ciò che riguarda il corpo è messo invece in relazione con la sfera materiale.

In oriente sono molti i termini che possono essere tradotti con spirito e materia (Xing-Ming, Purusha-Prakrti ecc...) e questo porta ad alimentare la credenza della dicotomia corpo - spirito.
 Molti praticanti di Yoga o Taijiquan o Qi Gong, anche se parlano di "identità", "unione", "non dualismo" più o meno consciamente, continuano ad associare il corpo fisico e le energie "basse" alla sfera materiale-istintuale e il pensiero e le energie "alte" alla sfera spirituale - intuitiva.
Si divide la realtà in qualcosa che possiamo definire naturale (le energie basse) e qualcosa d'altro che è invece considerato "super-naturale" (le energie alte) e così la percezione del Qi (Ki in giapponese) o di kundalishakti finiscono per essere considerate un fatto extra-ordinario, un evento legato ad una qualche realizzazione spirituale o magica.

tantrik painting - XVIII sec.

La percezione della circolazione delle energie sottili, i canali psichici, i chakra, sono gli strumenti del Qi Gong e dello Yoga.
Considerarli punti d'arrivo è come pensare che il compito dello scultore sia quello di acquistare mazza e scalpello e non quello di trarre forme dal marmo! E
ppure è ciò che accade, non di rado, nei corsi e nelle scuole di Yoga e di tecniche psicofisiche cinesi. 
In alcune scuole di formazione per insegnanti ci sono addirittura due (o più) docenti diversi per la stessa disciplina: 
uno insegna la teoria (la manifestazione dell'essere, i tre stati di coscienza, i cinque corpi, i cakra, le nadi...) ed uno fa fare esercizi fisici e respiratori.
E' assurdo! 
Si rischia di formare due diverse categorie di praticanti: i ginnasti e gli eruditi, e si rischia di smarrire il senso ultimo delle discipline indiane e cinesi.
La cosiddetta teoria  è la cosmologia, i rapporti tra macrocosmo e microcosmo, è l'insegnamento universale o generale, del taoismo e dello yoga.
La pratica, ovvero le posizioni, le sequenze, i mantra, gli esercizi respiratori, la meditazione, è invece l'insegnamento soggettivo o individuale.
La teoria senza pratica è inutile erudizione, buona per le chiacchiere da salotto.
La pratica senza teoria è una nave guidata, senza bussola e sestante, da un capitano cieco.



La funzione dell'insegnamento universale o generale  è quella di preparare il praticante alla trasformazione della percezione della realtà che "deve aver luogo" grazie alle istruzioni pratiche o "operative".
Capita, addirittura, che una o l'altra  delle "due metà della mela vengano definita "esoterismo", o "sapere inizatico".

Per quello che posso dire dopo quarant'anni di pratica, l'esoterismo non esiste, esistono solo l'ignoranza, e la volontà , per  gusto personale o interesse,  di coltivare l'ignoranza.
Ma devo ammettere che  nello yoga e nel taiji quan dei misteri insoluti ci sono, e come!. 
Come si fa, ad esempio, a insegnare la circolazione dell'energia sottile nei dodici meridiani o negli otto canali psichici se non si è mai percepito il Qi?
Come si può insegnare la "penetrazione dei sei cakra" (shatchakrabheda) se non si è mai fatta la conoscenza con kundalini?
Il vero istruttore  è quello che dice:
 -"secondo quello che dicono i maestri pinco e pallo praticando Yoga (o Tai Ji Quan o Qi Gong)  accade questo , quello e quell'altro. 
Io ho sperimentato questo, quello e quell'altro e ti posso insegnare come si fa"-
Purtroppo accade meno spesso di quanto crediamo. 


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