mercoledì 30 ottobre 2013

RINNEGARE IL MAESTRO



"D - Perché tutti cercano i maestri?

R -Perché è più semplice cercare un Maestro che la Verità, è più facile essere servizievoli verso un maestro che verso la verità, è più comodo concedersi ad un altro individuo che alla Verità, è più agevole servire in modo passivo che cercare creativamente e con atteggiamento positivo".

Raphael - "Alle fonti della Vita" - ed. Ashram Vidya pgg.59-60.





Milarepa abbandona la madre, vedova ed indigente, e la sorella minore.
Shakyamuni abbandona il padre anziano, la giovane moglie incinta e le responsabilità del governo.
Vivekananda rinnega (o ha dei dubbi, il che non fa molta differenza) il suo maestro Ramakrishna quando questi è in agonia.
Aurobindo abbandona la giovane moglie per andare a vivere con un'altra donna.
L'Atman è ciò che è, ma ognuno ha una propria percezione della realtà relativa ed una propria visione della via che conduce all'assoluto, solo la realizzazione, dicono, conduce all'assenza di dubbi.
Shakyamuni, Vivekananda, Milarepa, Aurobindo hanno ottemperato al loro dharma-karma?
Chi può dirlo.
"Conosci te stesso e conoscerai il mondo e gli dei", era scritto sul tempio di Delfi, ma è dalla conoscenza di se stesso e solo da quella che si può cominciare la via a ritroso dello svelamento, perché gli altri "non li posso conoscere".
La filosofia realizzativa viene a volte considerata come la via della ricerca del maestro, del guru, ma secondo i testi vedantici, il fine della vita è servire la verità, non  il maestro.
La fede cieca per un maestro o una via  può portare a  giudicare o condannare altri maestri e altre vie.
Servire un'idea, generale o individuale, di legge universale o un sistema filosofico, può condurre a giudicare chi ha, della legge o della filosofia, un'idea diversa.

L'Atman è "Questo". 
E' ciò che è. 
Ciò che non è, il "non questo", a rigor di logica sarà "non atman".
Postulare l'esistenza di un non esistente oltre ad essere brutto dal punto di vista linguistico ("questo e non questo", "atman e non atman" ecc. sono definizioni che graffiano le orecchie e le sinapsi...) significa creare un dualismo bene-male, giusto-sbagliato, bello-brutto, e, soprattutto creano l'illusione di una  possibilità di una scelta.
Ciò che sceglie è la mente.
Ciò che crea il dubbio e porta a scegliere è ancora la mente .
Ciò che crea, con il duplice potere (proiettivo e velante) della Maya, la realtà fenomenica, è  ancora la mente.

La mente è l'origine della schiavitù e, insieme, lo strumento per la liberazione.


La via della conoscenza si intraprende quando ci si comincia a chiedere quale sia il proprio presente.
Noi viviamo, amiamo, percepiamo la realtà perché c'è il sole.
Se il sole non ci fosse non solo non ci sarebbe la luce, ovvero la possibilità di vedere, ma non ci sarebbe neppure la vita come la vediamo noi.

Il sole è una stella.
Senza sorridere e senza imitare la voce acuta di Alan Sorrenti, possiamo dire di essere tutti "figli delle stelle".

Questa stella donatrice di luce/vita, illumina chi abbandona la famiglia e il padre/madre premuroso/a alla stessa maniera.
Il santo e l'assassino, il monaco e il truffatore sono tutti percepibili grazie alla luce della stella che dona la Vita.

Il Sole non giudica, risplende.
E noi tutti godiamo di questo splendore.
Ma ne godiamo "dopo".
Secondo la scienza contemporanea la luce viaggia a circa 300.000 km al secondo.
Il sole dista da noi trai 148 ed i 152 milioni di chilometri (dipende dalla posizione della terra nell'orbita attorno alla stella).
Questo significa che la luce che dà vita impiega più o meno otto minuti per arrivare a noi.

Quando il sole sorge, è già sorto da otto minuti.
Quando è già tramontato noi percepiamo la sua luce ancora per otto minuti.

Viviamo nel passato.
Viviamo costantemente in qualcosa che è già accaduto, che è già stato.
Viviamo in qualcosa che "non è".
Se l'atman è "ciò che è" , quello che noi definiamo vita quotidiana è un qualcosa che percepiamo in ritardo, quindi qualcosa che non è.
Le nostre scelte, le nostre reazioni fisiche e psichiche giungono continuamente in ritardo alla nostra mente sensitiva (sistema nervoso centrale).
Uno stimolo esterno viene tradotto in impulsi elettrici e giunge al cervello in un terzo di secondo.
La risposta del cervello si tradurrà [o non si tradurrà] in azione in un altro terzo di secondo.

Questo significa che la vita è il film che la nostra mente crea in base a ciò che è già stato.
Tutto quello che leggiamo nei libri o ascoltiamo dai maestri e dai filosofi, ovvero che "la vita umana è una realtà relativa", "una sovrapposizione del serpente del divenire alla corda dell'assoluto" ecc... è vero per chi ha realizzato il proprio presente.
Gli altri vivono nel passato e hanno dei fenomeni una percezione falsata dal gap temporale e dalla interpretazione della mente.
Una doppia illusione ci incatena al mondo del divenire.
Arjuna chiede ad krishna un valido motivo per uccidere i propri parenti.
-"Sono già morti"- 

gli risponde l'auriga.
Come il sole illumina alla stessa maniera il buon padre di famiglia o l'assassino e la pioggia bagna indifferentemente il campo arato ed il deserto senza nome, così l'illuminato osserva l'apparenza fenomenica senza giudicare e senza far differenza tra bene e male tra giusto e non giusto.

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