lunedì 28 ottobre 2013

L'IO DIVISO E I SEMI DELL'IGNORANZA

Nei testi che parlano di advaita o di neo advaita Lsi trova spesso la parola saṃskāra tradotta e interpretata  con "semi" o " formazioni mentali". 
saṃskāra sarebbero dei virus che infettano la mente unica e incontaminata (mahat che equivale ad isvara) creando la molteplicità e  l'illusione dell'individualità.
Ho fatto una ricerca sui testi in sanscrito e sui dizionari on line e, come spesso accade, ho scoperto che il significato originale del termine è affatto diverso: i saṃskāra sono i "sacramenti", le iniziazioni. 



La società vedica procedeva per iniziazioni. 
Ne esistevano 18 tipi dette appunto संस्कार saṃskāra.
Le 18 iniziazioni che regolavano (regolano) l'esistenza terrena. 
Quando uno "diventava" studente, ad esempio, riceveva un'iniziazione: moriva il bambino e nasceva il ragazzo con un nuovo nome ed una nuova identità. 
Il padre di famiglia a sua volta uccideva (in maniera simbolica, ovviamente) lo studente e così via...
Nella società moderna figlio, padre, marito, amante, ricercatore convivono invece nell'apparente identità individuale, una struttura fittizia creata dalle relazioni familiari, alla quale va a sovrapporsi l'identità culturale (etnica o religiosa). 
in seno alla comunità etnica e religiosa si sviluppano poi altri gruppi o "reti sociali" nelle quali si creano nuovi bisogni e desideri non primari che vanno a sovrapporsi a loro volta  ai bisogni-desideri di figlio (figlia), marito (moglie), padre (madre), amante, amato.... 
La "struttura geometrica", inesistente di per sé che definiamo "Ego" o "piccolo io" si connette con altre strutture geometriche fino a costruire una rete inestricabile di bisogni, relazioni, ruoli che si sovrappone e in alcuni casi si sostituisce alla vita reale.

Un mito,  che ben rappresenta la cristallizzazione come "discesa nella molteplicità", è quello di Dioniso fatto a brandelli dalla spada dei Titani (Asura).
Dioniso riceve in dono da Efesto uno specchio. 
Ci gioca e finisce per innamorarsi/identificarsi con la propria immagine riflessa tanto da "dimenticarsi di sé". 
Qui, in quest'attimo di distrazione, intervengono i titani facendolo a pezzi e dando inizio al mondo come lo conosciamo. 
Ecco qua: quello che definiamo ioo individualità, non solo è apparente, ma è pure diviso (come affermava l'antipsichiatra Laing in un testo famoso negli anni '70)!. 
Un Io finto e parcellizzato. 
La difficoltà di accedere "veramente"agli insegnamenti dello yoga o del taoismo o dello zen nasce dalle caratteristiche della società moderna basata sul mito dell'ego e quindi strutturata in maniera completamente diversa da quella dell'India vedica, della Cina dell'epoca degli stati combattenti o dal Giappone dei samurai. 
Questo non significa che in quei luoghi e in quelle epoche si vivesse "meglio". 
Non significa che le società di Patanjali o Lao Tse o Takuan Soho fossero più giuste o più eque. 


Significa che quei pochi cui era dato accesso agli insegnamenti avevano maggior possibilità di comprensione. 
Tutto sommato, dal punto di vista "teorico", gli insegnamenti sono assai semplici: lasciando da parte, la metafisica, che a parte De Chirico non ho mai capito bene cosa sia, c'è un Essere, l'uno ontologico che si riflette nei singoli individui dando vita (?) a Persone costituite da una serie di veli o maschere sovrapposte al nucleo originale detto अन्तरात्मन् antarātman o atman interiore. Non bisogna certo essere dei geni per capire, almeno a grandi linee, il succo degli insegnamenti tra virgolette "tradizionali". 
Il problema è che la comprensione razionale, separata dalla PRATICA non è altro che l'ennesima sovrastruttura, l'ennesimo giochino della mente.


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