lunedì 28 ottobre 2013

IL MAI NATO

AJATI VADA


Le due dottrine (dell'Emanazione e dell'Evoluzione, vedi PARINAMA E ARAMBHA sono entrambe sensate ed hanno una loro validità.
Hanno anche il merito di essere legate al concetto di spazio e tempo.
L'aspirante filosofo che si avvicina al Vedanta Advaita può fare i conti con categorie conosciute, familiari e questo lo aiuta a comprendere.
La quasi totalità delle teorie filosofiche e dei marga (sentieri) di cui si legge e si parla, fanno riferimento ad una delle due dottrine o ad una combinazione delle due.
Chiunque affermi che il Corpo è il Tempio di Dio segue gli insegnamenti del pariṇāma vāda.
Chiunque affermi che il Corpo è la tomba dell'Anima segue gli insegnamenti dell'āraṃbha vāda.
Aurobindo tenta di coniugare la teoria dell'emanazione con la teoria dell'evoluzione e parla di un'evoluzione fisica dell'uomo che accompagna l'evoluzione spirituale : Dio/Centro sarebbe alla fine di un percorso che non è teso a mostrare che il divenire è sogno ma a "sacralizzare " il mondo grossolano trasformando l'umanità in un consesso di ESSERI DIVINI.
Plotino tenta di coniugare la concezione orfica della vita sogno sognato da un 'ombra con la dottrina dell'Emanazione.
Entrambi hanno realizzato (secondo ciò che hanno detto e scritto) la via di cui parlano.
Entrambi hanno lasciato delle indicazioni per poter seguire il percorso da loro indicato.
nessuno dei due, secondo me, è completamente convincente.

SE IL CORPO E' EMANAZIONE DELLA DIVINITÀ' PERCHÉ' SI PARLA DI TOMBA DELL'ANIMA?

Ci sarà un INIZIO, un qualcosa che c'era prima e che sperimentava la libertà assoluta e ci sarà una FINE, un dopo, un qualcosa che sperimenta la schiavitù del corpo fisico e che può discriminare tra quel prima, permeato di beatitudine, e quel dopo intriso di dolore e sofferenza.

SE INVECE L'UOMO E' IL PRODOTTO DI UNA CONTINUA EVOLUZIONE ED OGNI RI-NASCITA o RE-INCARNAZIONE è il punto di partenza, l'inizio di UN QUALCOSA COME SI FA A PENSARE AD UNA FINE?

Bisognerebbe considerare una qualche FINE DEL TEMPO, ma a quel punto bisognerebbe postulare anche  un INIZIO DEL TEMPO.
L'evoluzione sarebbe quindi una linea retta delimitata da due punti.
Sarebbe limitata nello spazio e nel tempo.
Per la teoria dell'Emanazione il prima è PIÙ qualcosa del dopo.
E' migliore.
Per la teoria dell'Evoluzione il dopo è PIÙ qualcosa del prima.
E' migliore.
Non c'è bisogno di aver studiato filosofia per comprendere che dove si parla di delimitazioni spazio temporali e di differenze qualitative si è nel campo del Dualismo.
Anche se si parla, con convinzione , di non dualismo, di samadhi nirvikalpa, di Uno (o Zero) metafisico, di Brahman Nirguna si rimane nel perimetro della contrapposizione.Pariṇāma vāda o teoria dell'EMANAZIONE e āraṃbha vāda o teoria dell'EVOLUZIONE sono entrambe valide ed entrambe, in fondo, facilmente comprensibili perché in entrambe le dottrine sono implicite le categorie di spazio e tempo.
Il sadhana realizzativo, in entrambi i casi, può essere rappresentata da una linea retta:
Nel primo caso (pariṇāma vāda) si può immaginare il raggio che dalla periferia conduce al centro di una sfera.Nel secondo (āraṃbha vāda) si può immaginare la linea che conduce dalla base al vertice di una piramide. 
Che il percorso sia esso accidentato, a zig zag o a spirale, vi saranno due punti di riferimento ovvero un'inizio ed una fine.
Può qualcosa che dipende dal Tempo e dallo Spazio venire definito Assoluto?
La mente secerne pensieri.
I pensieri sono quadri immagine.La percezione della vita come la intendiamo noi dipende dall'ordine in cui i quadri/immagine vengono allineati.
L'ordine è un ordine geometrico.
E la geometria è la misura del mondo.
L'uomo utilizza delle coordinate spazio-temporali per poter conoscere.
Se vuole conoscere significa che non conosce.
Se voglio risolvere un problema matematico evidentemente significa che non conosco la soluzione.
Entrambe le dottrine filosofiche pongono l'uomo come OGGETTO DELLA MANIFESTAZIONE, e la massima aspirazione dell'uomo sarà quella di farsi SOGGETTO, di cercare l'identità o l'unità o la vicinanza con il SOGGETTO CREATORE. Gaudapada e Samkara parlano di una terza dottrina che non si pone in contrasto con le altre, ma le integra: ajati vāda, "lo Yoga che è temuto anche dagli Dei".
Solitamente ajati viene tradotto con NON-NATO, INCREATO per cui ajati vāda starebbe per DOTTRINA DEL NON NATO.
Questo perché jāta significa nato, nascita, creatura, bambino per cui la "A"privativa gli darebbe il significato di NON NASCITA, NON CREATURA,NON NATO.
Jāti, con la "i", a sua volta significa discendenza , famiglia, specie, per cui il significato di  ajati sarebbe NON DISCENDENZA.
L'Essere dell'AJATI MARGA sarebbe colui che non discende da altri.C'è però un dettaglio, marginale, forse, che ho notato: जाति jāti è parola con una doppia "A" (la lettera ā) dopo la J mentre अजति ajati è parola con una A semplice dopo la J.
In sanscrito esiste anche la parola अजति ajati derivante dalla radice अज् aj che significa gettare, lanciare , tirare.....
Quindi ajati vāda, potrebbe anche significare DOTTRINA CHE TI LANCIA, CHE SPINGE, CHE TIRA come se fosse un arco che lancia una freccia.
La freccia potrebbe essere l'uomo, il bersaglio il Brahman.
La differenza sostanziale (se di differenza si vuole parlare, tra ajati vāda e le altre dottrine consiste nella concezione della realtà fenomenica.
Per le altre correnti filosofiche Il divenire è o realtà assoluta (L'Essere è il divenire) o illusione (il divenire è NON ESSERE) per cui l'uomo può decidere se osservare lo scorrere della vita o immergersi nel suo flusso.
Per l' ajati vāda la manifestazione è APPARENZA FENOMENICA.
Non è né reale né irreale.
Ma dipende della percezione e dalla ricostruzione che della percezione fa la mente umana.
Può sembrare differenza di poco conto.
In realtà sancisce il passaggio dall'uomo OGGETTO della manifestazione a uomo SOGGETTO della manifestazione.
Il mondo appare così perché la mia mente lo vede in tal modo.
Ma ciò non significa che ciò che vede non esista: e'la percezione stessa a renderlo Reale.
Se guardo una goccia d'acqua con gli occhiali da sole avrò una certa percezione della goccia d'acqua.
Diversa percezione la avrò se guardo senza occhiali.
Diversa ancora apparirà la goccia se la osservo con un microscopio.
Se vedo gli elettroni la molecola forse scompare?
Se vedo la molecola gli elettroni scompaiono?
Se guardo la goccia ad occhio nudo elettroni e molecole forse scompaiono?
Chi potrebbe affermare che gli elettroni sono più veri o meno veri delle molecole o della goccia ?
Chi potrebbe affermare che elettroni , molecole e gocce siano cose diverse?
La percezione è forse,in un certo senso creazione?
L'artefice della manifestazione è forse la MENTE?

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