lunedì 28 ottobre 2013

IL CIGNO SUPREMO - PARAMAHAMSA



Paramahamsa परमहंस  è un titolo (per esempio Ramakrishna è chiamato Sri Ramakrishna Paramahamsa) che indica la stabilizzazione di uno stato coscienziale che solitamente definiamo nirvikalpa samadhi, ma è anche un luogo, corrispondente a sahasrara padma, il cakra dei mille petali da सहस्र sahasra che significa mille e पद्म padma che significa Loto.



Luogo quindi è inteso sia come luogo fisico che  come stato coscienziale.
Lo stato coscienziale di paramahamsa è ciò che tra gli shaiva è detto shiva sthāna dove स्थान sthāna sta per luogo, stazione, ma anche vista, visione, e i saggi samkya  chiamano Prakrti-purusa sthāna.
Paramahamsa è anche la infinita potenzialità dell'Essere ovvero il brahman saguna. Se paramahamsa è Brahman saguna significa che il livello di manifestazione che definiamo Turiya per la tradizione indiana è solo un passaggio, non la conclusione di un percorso. Ecco quindi perché si parla di tre stati del realizzato, o jivan mukta
il neonato(che si fa corripondere alla figura di sarasvati),
il maestro (che si fa corrispondere a laksmi),
l'incomprensibile o difficile a comprendere (che si fa corrispondere a Uma-kali).
In quest'ottica sarebbe facile far rientrare all'interno di un'unica tradizione originata dai veda, figure differenti come impatto e come insegnamento come Cristo (il consolatore, il misericordioso), Lao Tse (associato come molti altri taoisti al neonato visto che lao significa anziano, venerabile e tse o zu significa bambino) ed altri dal comportamento incomprensibile...


PRAVRITTI E NIVRITTIVi sono nella tradizione indiana due sentieri: प्रवृत्ति pravṛtti e निवृत्ति nivṛtti .
E vi sono sette livelli o stadi coscenziali che possiamo definire आचार ācāra.
I primi tre stadi o livelli, vedācāra, vaisnavācāra, saivācāra rappresentano  il percorso प्रवृत्ति pravṛtti.
che coincide con la realizzazione degli scopi dell'essere individuato cioè अर्थ artha , काम kāma e धर्म dharma.
Gli ultimi tre ācāra a partire da Vamācāra, rappresentano निवृत्ति nivṛttie il quarto scopo dell'essere individuato ovvero la liberazione, मोक्ष mokṣa.
Ognuno di questi livelli coscienziali rappresenta un diverso approccio con la religione e con la vita.
Dakṣiṇācāra è quello i tantrici identificano con l'insieme dei livelli di प्रवृत्ति pravṛtti, mentre Vamācāra, rappresenterebbe l'insieme dei livelli di  निवृत्ति nivṛtti  e questo ha dato luogo alla credenza , secondo me infondata, della esistenza di una via della mano destra e di una via della mano sinistra, come due vie diverse non compatibili tra di loro. 
Dakṣiṇācāra è il confine, lo stato  in cui si manifesta (realizza) shiva come maestro interiore.
Ciò che riguarda l'etica, ovvero la discriminazione, sul piano empirico, di bene e male o di giusto ed ingiusto, naturalmente muta.
Nel senso che per coloro i cui fini sono अर्थ artha, काम kāma e धर्म dharma male sarà ciò che si oppone al bene.
Dove per male si intende il dolore e per bene il piacere con tutta una serie di varianti che dipendono dalla cultura.
Per un cattolico, ad esempio, la ricerca del piacere fisico sarà male, per cui il dolore che impedisce il piacere fisico (come quello prodotto dall'autotortura) e la sofferenza fisica in genere avranno connotazioni positive e porteranno ad una "BUONA RINASCITA"
Per chi percorre il sentiero di निवृत्ति nivṛtti negativo (tra virgolette) sarà invece ciò che spinge in direzione della rinascita, non importa se. BUONA o CATTIVA.
I due sentieri formano un'unica via e i sette livelli coscienziali sono l'insieme delle possibilità dell'essere umano.

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