martedì 29 ottobre 2013

TECNICHE OPERATIVE

"[...]tale conoscenza non è per nulla comunicabile in parole, come lo sono le altre, ma dopo una lunga convivenza indirizzata appunto all'oggetto e dopo che si è vissuti assieme, istantaneamente - come la luce che scaturisca da fiamma palpitante - una volta sorta nell'anima, è lei stessa a nutrire se stessa"

Platone, Settima Lettera, 341 c-d






Negli ambienti dell'Advaita Vedanta occidentalizzato, si parla spesso di Tradizione unica e di identità di pensiero tra filosofi indiani (Patanjali, Gaudapada, Shankara) e occidentali (da Platone ad Agostino, sino alla filosofia tedesca del XIX e XX secolo), ma se in Oriente si parla diffusamente di tecniche operative , nella nostra cultura ci si limita a pochi accenni generici o addirittura se ne nega l'esistenza.
I possibili motivi di questa lacuna sono almeno tre:
1) l'ignoranza comune che va a sovrapporsi alla cosiddetta ignoranza metafisica.
La maggior parte degli studiosi che si accosta a Platone o Agostino, non ha le capacità per comprendere Platone ed Agostino.
(Un commentatore che tramuta le sirene alate in pesci perché confonde le pinne con le penne, o traduce gomene con cammello pensa che cosa può combinare con la Filosofia Realizzativa! Eppure è ciò che è successo e nel nostro immaginario Cristo è un surrealista che vede i cammelli infilarsi nelle crune degli aghi e le pinne hanno definitivamente sostituito le penne delle sirene alate ).

2) L'invenzione del diavolo, ovvero la trasformazione delle energie ctonie in causa di atti demoniaci ed effetto di una entità malefica, che ha portato ad osservare con sospetto e paura gli stati in cui le capacità di controllo e di analisi razionale sono limitate o assenti.
Quasi che la perdita del controllo della mente raziocinante liberasse automaticamente dei demoni infernali nascosti nel nostro inconscio.

3) L' inversione dei principi.
Ciò che veniva definito Solare è divenuto Lunare e viceversa.
L'intuizione legata alla abbacinante conoscenza solare , ciò che viene definito nello yoga Buddhi, è stata relegata alle atmosfere notturne dell'inconscio .
La riflessione , ovvero la capacità di operare delle scelte in base a dubbi e probabilità, ciò che nello Yoga è Manas, è divenuta , nel nostro immaginario, strumento precipuo della razionalità solare.

Tutto ciò che in Platone o Agostino poteva suggerire un rapporto intuitivo ovvero diretto , con il Reale, è stato in qualche misura eliminato o se ne è sminuita l'importanza
La manipolazione , involontaria o volontaria, di parole e concetti è prassi , purtroppo, comune.
Aristotele, ad esempio, è considerato il meno "mistico" (tra virgolette) dei filosofi greci.
Eppure scrive in "Eudemo" fr.10:

"[...]
"e l'intuizione dell'intuibile e del non mescolato e del santo la quale lampeggia attraverso l'anima come un fulmine, permise in un certo tempo di toccare e di contemplare, per una volta sola.
Percio' sia Platone sia Aristotele chiamano questa parte della filosofia l'iniziazione suprema, in quanto costoro [...] che hanno toccato direttamente la verità  pura, riguardo a quell'oggetto, ritengono di possedere il termine ultimo della filosofia, come in una iniziazione".

e in Sulla Filosofia, fr.15:
"[...] ciò  che appartiene all'insegnamento e ciò  che appartiene all'iniziazione.
La prima cosa giunge invero, agli uomini attraverso l'udito, la seconda, invece quando la capacita' intuitiva subisce la folgorazione: il che appunto fu chiamato misterico e simile alle iniziazioni di E
leusi"



Alcibiade, nel Simposio, descrive Socrate impegnato, all'alba, nella pratica di un non meglio identificato, Rito del Sole: si muove leggero come se cercasse qualcosa e poi si ferma , immobile, per ore ed ore.
Platone in Fedro (250, b-c) descrive decisamente l'esperienza del Samadhi.
Ma come può chi non ha fatto l'esperienza del Samadhi riconoscerlo nelle parole di Platone? 
L'uomo vede solo ciò che sa.

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